Laboratori artistici, Workshop, formazione e curatorialità.

mercoledì 21 settembre 2011

“I AM” TIM ROLLINS





TIM ROLLINS&K.O.S. – On Trasfiguration - GAMeC, BG – 28/09/2011; 08/01/2012  
Quando il mio capo mi ha detto “ Sono riuscito ad avere Tim Rollins per un laboratorio e per una conferenza qui a Cremona” quasi non ci credevo.
Nemmeno quando me lo sono trovata davanti, a un metro da me, non riuscivo ancora bene a credere a quello che stava accadendo.
Nella mia testa c’era solo una vocina che diceva in continuazione “ Sei ad una lezione con Tim Rollins, non bruciare l’occasione”. E così ho fatto.
Tim Rollins, artista visuale, fondatore del Group Material e dei K.O.S, presente con le sue opere nelle collezioni permanenti di novanta musei di arte contemporanea del mondo, in occasione della mostra On Trasfiguration allestita alla GAMeC di Bergamo (la prima sua antologica in Italia – settembre 2011, gennaio 2012) ha accettato di tenere a Cremona un laboratorio con dei bambini delle scuole elementari della città e, nel pomeriggio , di tenere una lezione aperta per i ragazzi delle scuole superiori e per tutti gli interessati.
Più che una lezione, la sua, è stata un racconto e, più precisamente, il racconto di un viaggio lungo trent’anni che  si riempie, di anno in anno, di tappe e tragitti sempre diversi.
Con lui in questo viaggio, sia verbale che fisico, quattro dei suoi kids, membri del gruppo da lui fondato nel 1981,i K.O.S (Kids of Survival).
 
Tim si presenta al pubblico, attento e incuriosito, e, fin da subito, cerca di interagire con noi presenti; “sono un battista, ho bisogno di coinvolgervi e di sentire le vostre voci”, dice.
Poi si fa serio, tutto d’un tratto e comincia il suo racconto:
“ E’ una bellissima mattina di settembre; su N.Y. c’è un cielo azzurro limpido. Lui e uno dei suoi ragazzi stanno lavorando ad un dipinto basato sull’opera sheakspiriana Sogno di una notte di mezza estate, nel loro attico sulla 26^ strada del West Side.
È l’11 settembre 2011 e le Twin Towers stanno crollando.
Si precipitano nello studio del South Bronx ed entrambi non riescono a credere a ciò che vedono: la violazione totale dello spirito umano.
Si guardano attorno, attoniti, shockati e comprendono che il loro scopo è quello di stare dalla parte della creazione. Dalla parte dell’arte. Non vogliono assecondare lo spirito distruttivo che ha causato quella strage.
Lui e Rick conoscono bene l’odore che imperversa su N.Y. e che entra dalle finestre aperte del loro studio: l’odore di ogni mattina nel South Bronx.
“E’ una fantastica mattina del 1981. Tim è un giovane neo laureato, un Superman, pieno di aspettative, pieno di sé, carico di energie < un autentico pazzo del Maine> (cit.).
C’è un altro pazzo a New York; un preside di una scuola di quartiere che decide di chiamare Tim per insegnare arte alla ‘ classe speciale’ del Liceo del South Bronx. Una classe che ha cambiato tre professori in un mese, una classe con ragazzi problematici, etichettati come senza speranza. Una classe di ragazzi considerati pazzi e  che, per questo, si comportano come pazzi. Tim accetta. La scuola si trova in Prospective Street  < Una figata!>, pensa Tim; un pensiero svanito appena imboccato il tratto in superficie della metropolitana: kilometri di case bruciate su entrambi i lati. Agli angoli delle strade fatti di crack, branchi di cani randagi e barboni. Il pensiero di Tim, ora è <Rimango solo due settimane. Non un giorno di più>.
I ragazzi accolgono Tim con entusiasmo, confessandogli che non pensavano si sarebbe presentato. Gli comunicano che hanno anche trovato un’aula per lui, spiegandogli che in quella scuola alcune aule sono state messe nel bagno.
L’aula di arte di Tim era una stanza completamente chiusa, senza finestre e piena di ragazzini agguerriti pronto a sbranarlo, che lo osservano e commentano.
Si accorge che l’aula è piena di disegni sul soffitto. < Come hanno fatto dei ragazzini di undici anni a dipingere su un soffitto così alto? È diabolico!>. Chiede delle spiegazione ai ragazzi e loro spiegano che sono riusciti a dipingere attaccando dei gessetti alla sommità di bastoni.
Per Tim, questo, è il segno che questi ragazzi hanno delle potenzialità, che non sono senza speranza.
Indossa, allora, la <Maschera della Morte>, quella che tutti i professori almeno una volta hanno indossato, e ordina loro di fare in un’ora il miglior disegno che abbiano mai fatto in tutta la loro vita.
Accende lo stereo, fa partire il disco degli Africa Bambata e osserva.
Alla fine dell’ora aveva i disegni di tutti i ragazzi, i disegni più belli che quei ragazzi potessero fare. Il successo di tutti era visibile, era tangibile.
Ed è stato allora che uno di loro, innocentemente e candidamente, gli chiede < Vuoi rimanere?>;
ed è stato allora che Tim, correndo il rischio che tutti, amanti, amici,pazzi, corrono nel momento in cui pronunciano quella parolina, rispose < YES>”.  
 
 
Il progetto didattico avviato nel 1981 nella scuola del South Bronx si è poi amplificato. Con alcuni suoi studenti, apre, sempre nel South Bronx, nel 1981, uno studio d’arte, Art&Knowledge dove i ragazzi si possono trovare dopo la scuola e continuare il lavoro e la ricerca avviata in classe.
Il gruppo di studenti supervisionati da Tim prende il nome di K.O.S. – Kids of Survival, alcuni dei quali sono tutt’oggi collaboratori del maestro.
L’idea di base, sia del progetto didattico scolastico che di quello dello studio, è l’utilizzo dell’arte come mezzo per imparare le altre discipline: matematica, letteratura, filosofia, musica.
Un progetto non solo artistico, ma anche, e soprattutto, di recupero sociale.
Dal 1981 Tim gira il mondo con i suoi ragazzi facendo laboratori didattici dai quali nascono delle opere d’arte, come quelle in mostra alla GAMeC: delle opere collettive dove le individualità e l’apporto di ogni ragazzo viene composto insieme come se fosse un coro. Il processo collaborativo avviene a livello progettuale, con le idee.
I lavori svolti fino ad ora toccano i temi più vari e disparati: dal Le Rane di Aristofane agli scritti di Kafka; l’ultimo discordo del reverendo M.L.King e i testi di Malcolm X; la sinfonia Metamorfosi di Strauss e l’opera Sogno di Una notte di Mezza Estate di Shakespeare.
L’ultimo lavoro svolto è tratto dal romanzo L’uomo Invisibile: quando un’artista dichiara sulla carta di essere invisibile , non lo è più.
Questo è il messaggio essenziale dell’arte: affermare con sicurezza I Am!
Ogni artista attraverso l’arte e le sue opere diventa un Testimone e Tim Rollins ha augurato a tutti noi presenti di diventare dei testimoni sinceri della nostra arte. Della nostra vita.  
GaiaB.
 
                                                               

domenica 18 settembre 2011

L'INFINITO DI POLLOCK/2


Laboratorio condotto da iPac all'interno della Learning Week "La matematica e oltre: scienza e filosofia verso l'infinito", 12-17 Settembre 2011, in collaborazione con Centro Itard e Liceo Classico e Scientifico M. G. Vida di Cremona.

Dopo le prove sui fogli più piccoli si passa alla realizzazione dell'opera collettiva, cercando di mantenere lo stesso ritmo del gesto lungo tutto il perimetro

la concentrazione è necessaria, se si prende il gioco seriamente...

ed ecco l'opera conclusa...potrebbe essere un Pollock originale...analizziamo i frattali?

a giorni il link del video girato e montato dai ragazzi

L'INFINITO DI POLLOCK/1



Paul Jackson Pollock (Cody, 28 gennaio 1912Long Island, 11 agosto 1956) è stato un pittore statunitense, considerato uno dei maggiori rappresentanti dell'Espressionismo astratto o Action Painting.
Negli anni quaranta Pollock aveva assistito a delle dimostrazioni di sand painting ("pittura con la sabbia") da parte di nativi americani. Anche i muralisti messicani e la pittura automatica dei surrealisti ebbero una certa influenza sulla sua arte. Pollock negava l'esistenza del "caso"; generalmente aveva un'idea precisa dell'aspetto che una particolare opera avrebbe dovuto avere e per ottenerlo si serviva del suo corpo, su cui aveva il controllo, unito al viscoso scorrere del colore, alla forza di gravità e al modo in cui la tela assorbiva il colore. Si trattava dell'unione del controllabile e dell'incontrollabile. Si muoveva energicamente attorno alle tele spruzzando, spatolando, facendo colare e sgocciolare quasi in una danza e non si fermava finché non vedeva ciò che voleva in origine vedere.



Gli studi di Taylor, Micolich e Jonas hanno analizzato la natura della tecnica di Pollock, scoprendo che alcune opere presentano le stesse caratteristiche dei frattali e che assomigliano sempre più a frattali con il passare del tempo e con il progredire della sua carriera. Si spingono ad ipotizzare che in qualche modo Pollock potesse essere consapevole delle caratteristiche del moto caotico e stesse tentando di ricreare quanto percepiva come una perfetta rappresentazione del caos matematico più di dieci anni prima che la stessa Teoria del caos fosse formulata.



Forse,  pensava  Taylor,  fisico  dell’Università  di  Sydney   e appassionato d'arte, l'artista con la sua intuizione era arrivato prima del matematico alla nuova geometria. Per provarlo si poteva inserire  una  riproduzione della tela nel  computer  e  tentarne un'analisi matematica, seguendo un procedimento simile a quello utilizzato per i frattali. Con i suoi colleghi, Taylor ha così analizzato la produzione artistica di Pollock tra gli anni 1943 e 1952.


E il computer ha confermato l'idea di  Taylor: le  tele  gocciolate  di Pollock sono frattali  di  cui  è  anche possibile  calcolare  la dimensione. Il  concetto  di  dimensione frattale è piuttosto complicato. Diciamo soltanto che mentre  una linea  ha  dimensione  uno, un quadrato due e  un  cubo  tre,  il frattale ha una dimensione frazionaria, rispetto alle  dimensioni classiche della geometria euclidea. E la dimensione dei lavori di Pollock,  calcolata  al computer, è andata  crescendo  nel  corso degli  anni. Ad esempio, il suo dipinto Alchimia, del 1947,  ha dimensione  1,5 e arriva a 1,72  nelle ultime  opere. "L'analisi  frattale - afferma  Taylor   -  può essere  utile  per autenticare e datare le opere di  Pollock.  Le variazioni  della  dimensione  frattale  riflettono  l'evoluzione delle sue opere".

Alchimia - 1947

Ai frattali è arrivato quindi anche l'artista, non con l'analisi  del matematico,  ma  con l'intuizione, dimostrando ancora  una  volta quale profondo legame esista tra matematica e arte.


CREDITS:
- documentario del 1950 su Pollock di Hans Namut:  http://www.youtube.com/watch?v=6cgBvpjwOGo

- Jackson Pollock - lettere, riflessioni,testimonianze, a cura di Elena Pontiggia, 1991, ed.SE
Pollock (2000) - film biografico di Ed Harris, regista e attore protagonista

venerdì 16 settembre 2011

L'INFINITO DI PIERO MANZONI/2


Laboratorio condotto da iPac all'interno della Learning Week "La matematica e oltre: scienza e filosofia verso l'infinito", 12-17 Settembre 2011, in collaborazione con Centro Itard e Liceo Classico e Scientifico M. G. Vida di Cremona.

ore 9,45: inizio della performance/preparazione delle linee che tendono all'infinito

ogni porzione di linea una riflessione

le linee invadono lo spazio, lo misurano, si diffondono in tre direzioni

ore 10,30: conclusione della performance

Le linee vengono arrotolate e riposte nel cilindro che le conterrà, senza che possano mai più essere viste

Si prepara la certificazione del contenuto e le etichette con le impronte digitali di tutti i partecipanti

Il tutto viene sigillato definitivamente con nastro adesivo,spago e la ceralacca.

ore 12.40: consegna dell'opera al Vice Preside Don Marco d'Agostino.
Verrà conservata presso l'Ufficio della Segreteria del Liceo Vida di Cremona.

martedì 13 settembre 2011

L'INFINITO DI PIERO MANZONI/1


Nonostante la grandissima notorietà di Piero Manzoni (Soncino, 13 luglio 1933 – Milano, 6 febbraio 1963), intorno alla sua figura persiste una perplessità tutta italiana che non lo vede all'altezza del suo ruolo storico, scandaloso senza essere maudit, troppo ironico per essere preso sul serio fino in fondo.


Eppure il percorso dell'artista esiste, è chiaro, è fondante. Noto per le tele Achrome e la Merda d'artista, Manzoni ha però fatto molto altro, che riserva ancora delle sorprese.


Molti lavori di Piero Manzoni esigono, come la Merde d'artiste, il nascondimento dell’opera d’arte. E’ il caso delle Linee, realizzate in esemplari di diversa lunghezza (da 1,76 a 7.200 metri), tra il 1959 e il 1961.


Tutte rinchiuse in scatole e quasi mai esposte srotolate, se non a scopo dimostrativo, le Linee venivano prodotte e nascoste: esistono, ma si possono solo immaginare.


Il 4 luglio del 1960, dalle 4 alle 6,55 del pomeriggio, Piero Manzoni portò a termine, in una tipografia di Herning (Danimarca), la Linea m. 7.200.
Sigillata in un
cilindro di zinco ed interrata nei giardini dell’Herning Kunstmuseum, la Linea di Herning sarebbe dovuta essere la prima di una serie di Linee sepolte nelle principali città del mondo, per eguagliare, con la somma totale della loro lunghezza, l’intera circonferenza del globo. Un analogo progetto ipotizzava una linea bianca lunga quanto il meridiano di Greenwich.


L’esistenza della Linea, evocata soltanto dall’intervento dell’artista (che ha firmato l’etichetta, garantendone la lunghezza, il mese e l’anno della realizzazione) può essere visualizzata dal pubblico solo attraverso uno sguardo interiore, mentale.


La sparizione dell'opera d'arte è esibita in modo palese nella Linea di lunghezza infinita: il contenitore, un cilindro di legno senza aperture, racchiude idealmente una linea che esiste solo come puro concetto.
Realizzata in forma di cilindro di legno tornito, pieno, continuo, in esso l'infinito è concepibile non nella sua "misura", ma nel suo pieno assoluto, ed esiste solo tramite lo scarto intellettuale: il concetto.

* Aggiungiamo un link a un video dei Baustelle, dove le citazioni di Piero Manzoni e della sua poetica sono numerose.


credits:
- G.Celant, Piero Manzoni. Catalogo generale, 1975
- Elio Grazioli, Piero Manzoni, 2007
- Baustelle, Un romantico a Milano, 2005

sabato 10 settembre 2011

UN ANNO inCONTEMPORANEA


                               


A cura del CRAC

Coordinamento e conduzione laboratori:
Gaia Badioni, Siria Bertorelli, Stefania Bianchi, Roberta Dall’Olmo, Elena De Prezzo,
Laura Donati, Veronica Farini, Susanna Fiorentini, Valentina Frittoli,  Andrea Ghidetti

Inaugurazione: giovedì 15 settembre h 18
apertura al pubblico: dal 15 al 30 Settembre 2011
orari di apertura: da lun. a ven. h 10.00 – 16.00; sab. h 10.00 – 13.00 e su app.; festivi chiuso

Patrocini:
Comune e Provincia di Cremona, Ufficio Scolastico Territoriale XIII di Cremona
In collaborazione con: Assessorato alle Politiche Giovanili

Sede:
CRAC  Centro Ricerca Arte Contemporanea
Liceo Artistico Statale Bruno Munari
Via XI Febbraio 80 - Cremona



L'associazione culturale iPac – Impresa di Promozione Artistica e Culturale nasce un anno fa come sezione didattica del CRAC/Liceo Artistico Bruno Munari,con lo scopo di proporre e promuovere sul territorio la conoscenza dell'arte moderna e contemporanea attraverso l’organizzazione di laboratori, corsi di aggiornamento e formazione, oltre che di eventi artistici. La formazione presso il Dipartimento Didattico del Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e i momenti di aggiornamento con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la Strozzina e l’ Università degli Sudi di Milano ci hanno permesso di svolgere il nostro lavoro con maggiore riguardo alla qualità della proposta e con un occhio più attento e aggiornato verso la scena attuale.

In questa sede, iPac propone alla comunità la restituzione del lavoro svolto durante l’anno; la mostra si propone anche come un evento di conoscenza reciproca tra la città e l’Associazione, in previsione di futuri progetti per il nuovo anno scolastico.
Un'occasione per rafforzare il rapporto di Cremona con la cultura, in particolare con l'arte del nostro tempo: un progetto che vuole essere propositivo e duraturo.
Per la mostra al CRAC sono esposte le restituzioni fotografiche, video, tridimensionali, dei laboratori condotti quest’anno sia nelle scuole della città, sia in collaborazione con il Comune di Cremona e con importanti realtà artistiche nazionali: Education Lab presso Careof , Art Verona con Esterno 22.
Troviamo, quindi, le documentazioni delle istallazioni composte dai grandi gonfiabili  di Franco Mazzucchelli nel Cortile del Museo Civico di Cremona, realizzate per il Salone dello Studente 2010; i lavori creati dai ragazzi della città e dagli alunni della scuola di viale Trento e Trieste durante la Giornata Aperta al Contemporaneo; i totem allestiti in punti strategici di Cremona dagli alunni dell’Istituto Bissolati.
Le creazioni vere e proprie e la documentazione convivono armoniosamente sul grande Tappeto Mondo, teatro di molti laboratori condotti in collaborazione con l’artista Ettore Favini.

L'evento è rivolto a tutta la cittadinanza; grandi e piccoli troveranno spunti ed attività per avvicinarsi ai vari linguaggi artistici.
Durante il periodo dell’esposizione, su prenotazione, sarà possibile partecipare ad un laboratorio creativo.
L’ingresso alla mostra è gratuito.

per informazioni:
iPac – Impresa di Promozione Artistica e Culturale
cell. 366 4180093
ipac.cremona@gmail.comwww.ipac-cremona.blogspot.com

CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea /Liceo Artistico Statale "Bruno Munari"

Via XI Febbraio 80 – Cremona  cell. 347 7798839  

martedì 6 settembre 2011

cibiAMOci



Oggi pomeriggio si è svolto il laboratorio di iPac in programma nella rassegna cremasca Insula dei Bambini 2011: i bambini che hanno partecipato erano davvero tanti, e tutti desiderosi di iniziare a cucinare, qualcuno si è portato addirittura il grembiulino!

Tutti si sono seriamente impegnati nel loro lavoro, e mostrano orgogliosi le loro produzioni

piatti salati...

... e dolci

spaghettini, gnocchetti agli spinaci...

bon bon glassati e tanto altro...che fame!

Ci vediamo alla prossima, Elena, Laura e Siria


domenica 4 settembre 2011

BUON APPETITO!

French Fries and Ketchup - 1963

INSULA DEI BAMBINI 2011: martedì 6 settembre, presso la Sala Restelli del Museo Civico di Crema e del Cremasco, dalle ore 15.30 alle 17.00, iPac vi aspetta con un antipasto di divertenti storie sul cibo, per poi mettersi direttamente ai fornelli con tutti i bambini che vorranno giocare con noi a fare gli chef!
La partecipazione è libera e rimangono ancora pochissimi posti liberi, vi aspettiamo!

Giant BLT (Bacon, Lettuce, and Tomato Sandwich) - 1963

Claes Oldenburg (Stoccolma, 28 gennaio 1929), artista e scultore svedese naturalizzato statunitense, appartenente alla corrente della pop art, è uno degli artisti a cui si ispira il laboratorio di martedì. 

Roast beef - 1962

La sua ricerca artistica si concentra sul consumismo nella società americana contemporanea soprattutto per quanto riguarda quello legato al cibo. Realizza enormi sculture in gesso dipinto raffiguranti gelati, hot-dog e quant'altro l'ipernutrita popolazione americana consuma negli anni sessanta; queste riproduzioni erano in vendita in un negozio di proprietà dell'artista, aperto nel 1961, da lui stesso battezzato The Store.

Meringue Chantilly - 1962

Il cibo, in quanto oggetto di consumo, si carica, nell'opera di Oldenburg, di un'accezione di orrido, perché viene svalutato del suo ruolo primario e ridotto a prodotto commerciale. La tecnica adottata è sommaria e approssimativa: gli oggetti che egli riproduce sono modellati senza troppa attenzione alla resa naturalistica e dipinti alla svelta lasciando spesso evidenti colature di colore.

Softtoilet - 1966

Egli pone quindi l'accento, come tutti gli esponenti della pop art, sulla società di massa contemporanea ricorrendo a un linguaggio facilmente comprensibile da chiunque per quanto riguarda i soggetti, oggetti di uso comune e quotidiano, e i modelli, con uso di colori molto accesi e di forti contrasti cromatici oltre che un consistente abbandono a un certo "cattivo gusto", ripresi dai cartelloni pubblicitari e, più in generale, dal mondo del mercato e del consumo di massa.

Ago, Filo e Nodo - 2000

Ago, Filo e Nodo è una scultura in due parti creata da Claes Oldenburg e da sua moglie Coosje van Bruggen, inaugurata nel 2000.
Il gigantesco ago con il filo multicolorato che sbuca in un altro punto della piazza con il nodo finale, sono stati realizzati per il rifacimento della Stazione di Milano Cadorna e della antistante piazza alla fine degli anni novanta. L'opera è un omaggio alla laboriosità milanese, soprattutto, al mondo della moda, che ha in Milano uno dei principali centri mondiali.